martedì 12 febbraio 2013

L'urlo - Edvard Munch.



Edvard Munch,
L’urlo, 1893, olio,
tempera e pastello
su cartone, 91 x 74 cm,
Oslo, Nasjonalgalleriet.

Qualche nozione sul pittore:
Edvard Munch, pittore norvegese nacque nel 1863. Si formò a Oslo negli anni ottanta dell’Ottocento. Per l’evoluzione della sua pittura, furono determinanti i due viaggi a Parigi effettuati nel 1885 e nel 1889. Durante il primo viaggio, Munch si interessò all’Impressionismo, mentre nel successivo arrivò al punto di svolta, grazie alla lezione di Van Gogh e Gauguin, dai quali assimilò l’uso espressivo e soggettivo del colore. Inclinando verso una pittura dalla forte componente visionaria. Lui stesso anticipa l’espressionismo, soprattutto in ambito tedesco e nord-europeo. Nelle sue opere sono rintracciabili molti elementi della cultura nordica di quegli anni, soprattutto letteraria e filosofica: dai drammi di Ibsen e Strindberg, alla filosofia esistenzialista di Kierkegaard e alla psicanalisi di Sigmund Freud. Da tutto ciò egli ricava una visione della vita permeata dall’attesa angosciosa della morte. Nei suoi quadri vi è sempre un elemento di inquietudine che rimanda all’incubo. Ma gli incubi di Munch sono di una persona comune, non di uno spirito esaltato come quello di Van Gogh. E così, nei quadri di Munch il tormento affonda le sue radici in una dimensione psichica molto più profonda e per certi versi più angosciante. Muore nel 1944.

Storia del quadro:
L’urlo è stato dipinto nel 1893, ed è l’opera che meglio esemplifica la poetica di Munch. Questa poetica tratta argomenti come il malessere esistenziale dell’uomo e la sua immensa angoscia de fronte alla morte e all’impossibilità di opporre resistenza alle incontrollabili forze della natura; Munch riesce a mettere a fuoco questi argomenti con estrema espressività. Il dipinto nasce da una esperienza di Munch, lui stesso ce lo racconta: «Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole è tramontato e improvvisamente il cielo si è fatto rosso sangue. Ho sentito un soffio di malinconia. Mi fermai, esausto, e mi appoggiai alla staccionata contemplando le nubi sospese come sangue e lingue di fuoco sul fiordo di un blu quasi nero e sulla città. I miei compagni proseguirono il cammino – io restai lì immobile tremando per l paura e per l’angoscia. E sentii che un grido infinito pervadeva tutta la natura.»

L’esperienza di un momento di panico e di smarrimento individuale, capace di trasformare un tramonto in un incubo, diventa nel quadro il paradigma di una condizione di disagio universale, espressa da Munch con un linguaggio fortemente stilizzato.

Caratteristiche del quadro:
La composizione è impostata sulla diagonale del parapetto che corre lungo il cammino e stabilisce la distanza tra i due uomini che nel margine sinistro si allontanano indifferenti dando posto centrale alla figura drammatica. La prospettiva dall’alto e l’inquadratura tagliata sulla strada danno l’impressione di trovarsi sull’orlo di un abisso, dietro il quale si apre una veduta di Oslo descritta attraverso linee fluide e ondeggianti. Ora entriamo nel vivo del quadro: il colore rosso, non è dato soltanto da un tramonto estivo, ma esprime drammaticità e crea un forte contrasto con i gorghi scuri dell’acqua. La creatura in primo piano è terrorizzata  e tiene premute le mani sulle orecchie per non sentire nulla. Non si tratta né di un uomo né di una donna: i suoi lineamenti, così deturpati, le danno una parvenza di una tragica maschera di morte. Attorno al suo volto atterrito, si propagano, come onde sonore prodotte dall’urlo, accese pennellate ritmicamente ripetute, a simboleggiare la spaventosa tensione dell’individuo avverte e che, a sua volta, lo costringe a urlare.

Conclusione ed altre notizie:
Di questo soggetto, Munch, dipinse anche altre versioni. A quanto pare l’argomento trattato in questo dipinto era per lui importante. Difatti sarà l’intensità emotiva e la profondità psicologica delle opere di Munch ad attrarre gli artisti della generazione successiva: i fauves e soprattutto gli espressionisti tedeschi.
La ragione per cui ho scelto questo quadro è perché Munch riuscì a trasmettere la malinconia, la solitudine, l’angoscia in modo semplice, senza troppi trucchi. E poi in alcune circostanze può rappresentare la nostra vita quotidiana, quando non veniamo ascoltati da chi ci sta vicino, o non capiti. Non per forza deve rappresentare la paura della morte, ma anche piccole ferite della nostra vita, che sprigionano un grido che viene dal profondo. E ci sembra di urlare di fronte a un rosso tramonto, da soli.

Rafaela Silva.

2 commenti:

  1. Brava rafaela! Non pensavo che fossi così brava! con le tue parole mi hai trasmesso le stesse emozioni che Much voleva trasmettere. Mi è piaciuto tanto come hai comparato il quadro di much con la nostra vita quotidiana! Bravissima e ti do anche l'auguri per il primo articolo. Ho la certezza che da dove viene questo ne verranno anche altri che ci faranno sognare! Grazie per tutto!

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  2. Grazie Edson! Sei gentilissimo! E' grazie a questo blog che posso ricominciare a scrivere. Spero di produrre altri articoli interessanti, e che possano avicinare le persone all'arte. Un abbraccio.
    Rafaela

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